giovedì 27 settembre 2012

N. F.

La differenza è nel modo di salutare. Quella scintilla che ogni anno, al termine dei pranzi, si leggeva nell'occhio di ogni parente, vicino o lontano che fosse. La differenza è nell'abbraccio, l'ultimo, quello vicino alle macchine, prima di andar via. Colmo di "vorrei rivederti", "ora so che non sarà più lo stesso", "mi mancherete", "restiamo in contatto". E' la certezza che da quel momento, da quel preciso istante, tutto cambia. Non rivedrai più quei visi, se non per tua (o loro) volontà, Panta Rei. Erano anni che non li rivedevi tutti riuniti, non sai quanti ne passeranno prima che possa accadere di nuovo. Quando la chiave di volta cede, l'arco crolla. E' responsabilità delle colonne tenere unita la struttura, che, seppur sorretta dalle stesse pietre, sarà diversa.

martedì 1 maggio 2012




Non bisogna mai dare per scontata la possibilità di svegliarsi la mattina accanto alla persona che amiamo. 
Percepirne il calore prima di aprire gli occhi, percepirne il profumo ed il respiro. 
Si vive quel momento, tra il sonno e la veglia, in cui ci si immagina sposati, calati in una vita insieme, e un brivido ti percorre la schiena al pensiero che quel risveglio possa diventare normale, che il tuo letto possa essere caldo ogni notte. 
Ti limiti ad osservarla perchè lo sguardo non fa rumore, non muove una foglia e non disturba il sonno dei giusti. 
La osservi perché per te è semplicemente la cosa più bella che c'è, incredulo nel riconoscerla lì, accanto a te. 
Magicamente, l'intervallo tra i due risvegli si trasforma in una bolla, in cui si è entrambi nudi, l'uno di fronte all'altro, senza difese dal mondo, soprattutto chi osserva. 
Perchè ci si scopre vulnerabili, sensibili. 
Si riconosce a quella persona un'importanza che il mondo della veglia non potrà mai capire. 
E' il desiderio di proteggere ed essere protetti allo stesso tempo. 
E' il gesto di scattare una foto per rassicurare se stessi che quel momento è esistito, in un luogo e in un tempo che solo alla coppia è dato conoscere. 


E vedo te, io e te. Niente conta, in fondo. (Luna - Verdena)

Fotografia di Gioia De Antoniis: http://www.flickr.com/photos/jox1989/

sabato 24 marzo 2012

What if.

Rientri in casa al buio, al ritmo affannoso del respiro di chi non ha più l'età per fare tutte quelle scale di corsa. La pioggia battente produce tintinnii ovattati sul vetro, ti ricorda che i vestiti che indossi non si asciugheranno da soli, tanto meno permetteranno al tuo corpo di fare lo stesso. "Portami con te a Venezia" -ripeti sottovoce, mentre la vasca da bagno si riempie- "Chiuderemo gli occhi e saremo lì in un baleno". Curioso come l'acqua calda riesca a far fluire i pensieri, quanto il calore fisico riesca a riequilibrare il calore emotivo. "Vorrei fosse tutto più facile, vorrei fosse tutto più semplice" -il tono di voce è diventato un sussurro, hai gli occhi coperti da un'asciugamano saturo di acqua tiepida, non è il volume della voce che porterà al destinatario questi pensieri- "Vorrei poterti dire quanto mi piaci, tutto il resto è superfluo". Il profumo del bagnoschiuma è fresco, risveglia ogni molecola d'aria satura di vapore acqueo.

Se solo Iside sapesse quanto è bella, se solo Osiride riuscisse a trovare le parole giuste, al momento giusto. Probabilmente lei uscirebbe di casa con un sorriso smagliante ogni giorno, rendendolo, forse, meno interessante. Probabilmente lui sarebbe un Don Giovanni, e nemmeno la noterebbe più. Li vedo, alla fermata del bus. Lei sorride, lui anche, in due direzioni opposte. Forse è meglio che non sia andata così.

Perché prima di fare le scale di corsa, Osiride era in piedi, sotto la pioggia, in mezzo alla strada. Iside lo stava salutando dal finestrone sul fondo del bus, con una mano sul vetro ed una sul viso. "Non posso trasferirmi con te" -le avrebbe detto lui, tre minuti e qualche lacrima prima- "Non sarà per sempre" -avrebbe mentito lei, un bacio e tanti rimorsi dopo-.

Tutto tace come alla fine di ogni guerra. Si contano i feriti e i morti, campi sterminati di cuori in equilibrio sul ciglio di una vasca da bagno: si godono il calore con la sensazione di aria fresca, sperando di non affogare in un mare in cui non saprebbero restare a galla.

mercoledì 14 marzo 2012

Sleeping with Ghosts

I fantasmi del passato non si evitano, si affrontano.
Li si fronteggia di petto, da uomini, con lo sguardo dritto davanti a se.
Ci si rilegge diversi, pronti al mondo nuovo, lasciando alle spalle settecento giorni di distanza.

Quanto possono durare settecento giorni?
Quanti sorrisi e quante lacrime?
Quanti i giorni d'amore?
Quanti i giorni di solitudine?

E' la fiducia in se stessi la chiave di tutto.
Siamo pronti ad affrontare i nostri fantasmi quando smettiamo di marcire nella paura che compaiano all'improvviso.
Siamo pronti ad affrontarli quando capiamo che l'unico modo per vincere la paura è scagliarcisi contro con tutta la forza che abbiamo in corpo, una volta per tutte, o tutte le volte che sarà necessario.

Abbiamo smesso di cercare i mostri sotto il nostro letto quando abbiamo realizzato che sono dentro di noi, così diceva qualcuno più bravo di me con le parole.

Dimentica la cera e le piume, Icaro, costruisci ali più solide.

domenica 11 marzo 2012

Di abbracci, polli, sorrisi e camere sovraffollate, io canto.

Il cuore si scalda se circondato da spiriti affini, nell'emotività e nell'anima.
Il cuore si scalda, respira e si gode la vista del mondo che sorride.
Il rituale della serenità ha poche semplici basi, poche linee guida che garantiscono il buon risultato.

Non andare in cerca della felicità, non aspettarti che ci sia.
Saranno gli incontri fortuiti a farti sorridere.

Cambiare cielo, cambiare aria e cambiare testa.

Anche il respiro sembra diverso quando le labbra sorridono.

PS per me stesso: ricordati questi giorni, ricordati che puoi star bene. Ricordati questi sorrisi. Ricordati che un modo diverso di vivere può esistere.


giovedì 23 febbraio 2012

Il blog ha sostituito i cassetti di una volta.

Ciao, volevo dirti che mi manchi. Volevo dirti che da quando ho iniziato a sentirti il tempo scorre in maniera diversa, contando i minuti che separano un tuo messaggio dall'altro. Volevo dirti che mi piaci, si, proprio tu. Mi piaci perchè fino a poco tempo fa non ti conoscevo, e mai avrei pensato che fossi una persona così interessante. Mi piace il tuo modo di rispondermi, mi piace il tuo modo di scrivermi. Mi piace come mi ascolti. Per una persona che ama raccontare storie non c'è niente di più bello del trovare una persona che ha voglia di ascoltarle. Mi piace ascoltarti, perchè hai qualcosa da dire, qualcosa da dire per davvero, non per riempire dei silenzi. Mi piacciono i fulmini a ciel sereno, sperando che non portino tempesta.

Chissà cosa si prova a liberare la fiducia nelle proprie tentazioni.

domenica 15 gennaio 2012

Frammenti

I vetri rotti son rimasti a terra perchè non sei pronto a raccoglierli e buttarli via. Sai che ti aspetteranno lì finchè non lo sarai, perchè i cocci sono tuoi. Sai che rischierai di calpestarli, ogni giorno, sai che accadrà e ti incazzerai come una bestia per non averli tolti prima. Solo quando i tuoi piedi saranno pieni di schegge ti deciderai a toglierli, perché non si può vivere così. Solo in quel momento capirai quanto sarai stato coglione a lasciarli lì tutto quel tempo, saranno i tagli sulle piante dei piedi a ricordarti quanto sei stato idiota.